Pur ammirando Dante come poeta, teologo e filosofo di straordinario talento, lo ammiro anche su un piano più personale — per quelle qualità che, a mio avviso, rivelano la profondità del suo carattere. Non era perfetto, ma ciò che ammiro è il fatto che seppe affrontare — e, in molti casi, superare — le proprie debolezze.
Coraggio
Per cominciare, Dante appare come un uomo senza paura. La sua concezione della moralità non era necessariamente vincolata agli insegnamenti della Chiesa, né era superficiale, ma era il frutto di una riflessione profonda della propria coscienza. Le sue convinzioni su ciò che era giusto o sbagliato erano incrollabili, e non si lasciavano facilmente influenzare dall’opinione comune. Ad esempio, nella Divina Commedia, sfidò l’autorità ecclesiastica del suo tempo collocando papi corrotti all’inferno. E l’inclusione di pagani virtuosi dell’antichità classica (vissuti prima di Cristo) nel Limbo rappresentò una riconcettualizzazione radicale dell’idea cristiana.
Tuttavia, Dante era anche un uomo con le sue paure: nel corso del suo viaggio nella Divina Commedia, ha tremato, ha esitato e ha chiesto aiuto.* All’inizio dell’Inferno, Dante aveva paura della lonza, del leone e della lupa, e quando Beatrice lo rimprovera nel Purgatorio, abbassa lo sguardo per la vergogna.
Il senso del dovere
In secondo luogo, Dante non era assetato di potere. Non era interessato ad accumulare potere per il proprio tornaconto personale, né a salire nei ranghi o ottenere titoli, ma utilizzava il suo dono poetico e la sua intelligenza come un servizio morale rivolto all’umanità. Consapevole della forza delle sue parole, era spinto a scrivere più da un dovere di cura che dall’ambizione.
Questa stessa etica si riflette anche nelle sue scelte politiche: dopo l’esilio, Dante rifiutò di unirsi ai Guelfi Neri, che avevano preso il potere a Firenze, pur di riottenere una posizione politica. Rimase invece fedele ai Guelfi Bianchi e si recò perfino in Francia nel tentativo di negoziare la pace.
Eppure, Dante era anche ambizioso, sebbene in modo creativo. Scelse di scrivere la Divina Commedia in volgare, una scelta audace per il suo tempo, poiché le opere filosofiche e teologiche venivano ancora scritte in latino. Così facendo, Dante probabilmente sperava di raggiungere un pubblico più ampio con la sua opera e di far parte della grande tradizione letteraria.
La forza della vulnerabilità
In terzo luogo, Dante non nascondeva le proprie emozioni e sembrava a suo agio nella propria vulnerabilità. Non fingeva, per orgoglio, di aver vissuto bene durante l’esilio. Al contrario, nel Convivio (Libro I, iii), racconta apertamente quanto si fosse sentito umiliato nel vagare per la campagna come un mendicante, paragonandosi a un legno senza vela né timone, sospinto dai venti sui diversi flutti del doloroso mare dell’esilio, che lo costrinse a peregrinare senza una direzione fissa tra molte corti italiane.
Anche nella Commedia, il suo personaggio sviene più volte per l’emozione. E quando Virgilio lo abbandona nel Purgatorio XXX, Dante scoppia in lacrime.
Allo stesso tempo, però, quel Dante che piange per i dannati è anche capace di mandare con freddezza papi, cardinali e vescovi all’inferno per la loro avidità e ipocrisia. Sa trattenere le emozioni quando Virgilio lo rimprovera per aver provato compassione davanti alla giusta condanna dei peccatori. E nel Purgatorio XXX, quando Beatrice lo ammonisce severamente per aver perso di vista l’eterno e per essersi lasciato sviare dai beni terreni, Dante si ricompone dopo aver pianto di vergogna.
Riverenza e umiltà
In quarto luogo, Dante era reverente e umile: non prendeva in prestito le idee dei poeti e dei teologi classici facendole passare come proprie. Al contrario, citava coloro che lo avevano preceduto con il massimo rispetto e con grande lealtà, riconoscendo che poteva essere grande proprio perché si ergeva sulle loro spalle.
Quando parlava di Virgilio, lo esaltava. Nella Divina Commedia, Dante non si presenta come l’eroe onnisciente di un viaggio epico; al contrario, apre umilmente il poema “smarrito”, con il celebre verso: mi ritrovai per una selva oscura. Virgilio diventa la sua guida.
Nonostante la sua intelligenza e il suo genio poetico, Dante si presenta nella luce più umile, onorando coloro che lo hanno formato e mettendo i suoi doni al servizio di un bene più grande, non dell’autoaffermazione.
E tuttavia, Dante era anche fieramente orgoglioso. Nella genealogia poetica del Purgatorio XXV, scrive che la fiaccola della poesia, trasmessa dai classici come Virgilio, giunge infine a lui, poeta cristiano, e afferma che tornerà a Firenze “ritornerò poeta”.
Generosità d’animo
E forse ciò che trovo più ammirevole in assoluto è la sua generosità d’animo. Nonostante l’esilio inflittogli dalle fazioni politiche e, di fatto, anche dalla Chiesa, Dante rimase generoso. Avrebbe potuto scrivere la Divina Commedia solo per la propria crescita spirituale, lasciando che il mondo marcisse nella propria decadenza morale.
Ma invece, mentre attraversava le paludi infestate dalla malaria fuori Firenze, durante il suo esilio, trovò ancora nel suo cuore la forza di condividere liberamente la sua creatività e le sue intuizioni con l’umanità — anche con coloro che gli avevano voltato le spalle.
Un dono all’umanità
È vero che Dante aveva dei difetti: era impaurito, irato, ambizioso e orgoglioso; ma era anche coraggioso, umile, reverente e generoso. La grandezza del suo carattere risiedeva nella sua capacità di superare le proprie debolezze.
Per contestualizzare il suo carattere nel nostro tempo: Dante non guadagnò nulla dalla scrittura della Divina Commedia. La scrisse in esilio, senza agi e senza la promessa di riconoscimento o ricompensa.
Il più grande poema della letteratura occidentale fu un dono.
* Nota: Nella mia riflessione, ho tracciato dei collegamenti tra il personaggio di Dante nella Commedia e il Dante storico. Ritengo che questo sia giustificato, poiché Dante ha concepito il suo poema come un serio viaggio spirituale della propria anima, e vi ha impresso le sue convinzioni personali di carattere teologico, filosofico e politico. Naturalmente, la Commedia è anche un’opera letteraria altamente costruita, quindi alcuni momenti di debolezza del protagonista sono pensati a fini drammatici. Tuttavia, credo che Dante poeta somigli, pur non essendo identico, a Dante pellegrino.
Commenti (4)
A wonderful reflection. Dante exemplified so many admirable qualities; great character and strength in creating a masterpiece under such difficult circumstances