[1] La lingua non solo esprime idee, ma è un mezzo che le plasma. Questo è ciò che Marshall McLuhan intendeva quando affermava che “il medium è il messaggio”. Intendeva dire che la forma della comunicazione modella silenziosamente il modo in cui le persone pensano e agiscono, a prescindere dal contenuto trasmesso.
McLuhan spiega che la stampa ha creato individualismo e nazionalismo nel XVI secolo, non tanto per il contenuto dei libri, ma perché ha cambiato il modo in cui le idee potevano circolare. Allo stesso modo, la ferrovia ha dato origine a nuovi tipi di città, di lavoro e di svago, indipendentemente da ciò che trasportava o dal clima in cui si muoveva.
[2] Come la stampa e la ferrovia, anche la lingua è un mezzo. La lingua, come forma, può essere poetica o analitica. Entrambe le modalità producono effetti diversi su chi legge e possono alterare il modo in cui il messaggio viene recepito.
[3] Prendiamo, ad esempio, l’espressione poetica dell’amore di Elizabeth Barrett Browning nel suo Sonetto 43:
Ti amo con la profondità, l’ampiezza e l’altezza
che l’anima mia può raggiungere, quando cerca, fuori dalla vista,
gli estremi dell’Essere e della Grazia ideale.
Un modo sistematico per esprimere la stessa idea d’amore potrebbe essere:
Provo uno stato emotivo di affetto nei tuoi confronti, che riconosco come amore secondo la mia comprensione dell’attaccamento umano.
[4] Entrambe le espressioni parlano d’amore, ma la prima tocca il cuore, mentre la seconda si limita a descriverlo. Il contenuto è lo stesso (entrambe parlano d’amore), ma le forme diverse con cui viene trasmesso plasmano la nostra esperienza del contenuto.
Il volgare come medium
[5] In un mio scritto precedente, mi chiedevo in che modo il linguaggio pastorale del Concilio Vaticano II, in quanto medium, abbia favorito un rinnovamento. In questa riflessione, vorrei considerare l’influenza della lingua volgare come medium sia nella Divina Commedia di Dante, sia nelle Costituzioni del Concilio Vaticano II.
[6] Nel Trecento, i testi teologici e letterari erano scritti in latino. Dante, tuttavia, scelse di comporre la Divina Commedia nel volgare fiorentino. Allo stesso modo, prima degli anni Sessanta, le encicliche papali erano redatte in latino; ma con il Concilio Vaticano II, il Concilio incoraggiò l’ampia traduzione delle sue Costituzioni nelle lingue volgari.
[7] Riflettendo salla teoria dei media di McLuhan, mi sono chiesto quale influenza possa aver avuto la lingua volgare in sé – indipendentemente dal contenuto – sulle persone.
[8] In altre parole:
Il medium scelto da Dante – il volgare della Divina Commedia – ha forse plasmato la religione o la cultura, anche se nessuno avesse mai letto neppure un verso del poema?
Allo stesso modo, il medium del Concilio Vaticano II – la lingua volgare – ha forse influenzato la religione o la cultura, anche se nessuno avesse mai letto neppure un paragrafo della Lumen Gentium o della Gaudium et Spes?
[9] Naturalmente, non tutto ciò che è cambiato nella religione o nella cultura dopo la diffusione del poema di Dante o dopo il Vaticano II può essere attribuito al solo medium del volgare. Molto deriva dal contenuto stesso del poema e delle Costituzioni conciliari.
[10] Ma mi chiedo: quali effetti potrebbero essere emersi anche senza un reale coinvolgimento con il contenuto? Forse proprio questi effetti potrebbero illustrare la forza del medium di cui parlava McLuhan.
Possibili effetti del volgare
Dante
[11] Forse la scelta di Dante di scrivere in volgare ha contribuito a creare un senso di cultura condivisa. Nel Trecento, l’Italia non era ancora unita come nazione e ogni città-stato aveva il proprio dialetto. Scrivendo in fiorentino, Dante potrebbe aver offerto alle persone di diverse regioni un senso di appartenenza comune.
[12] Il volgare di Dante potrebbe anche aver ampliato la partecipazione alla cultura, superando le barriere di genere e di classe. Nel XIV secolo, erano principalmente gli uomini e i membri del clero a ricevere un’istruzione in latino. Aprendo i temi spirituali e poetici all’immaginazione collettiva, potrebbe aver creato uno spazio anche per le donne e per le persone al di fuori delle élite, affinché potessero partecipare alla vita intellettuale e culturale.
[13] Allo stesso tempo, scegliendo di esprimere la sua visione poetica nel dialetto fiorentino, Dante potrebbe aver ridotto, anche senza volerlo, l’importanza o l’unicità dei diversi dialetti delle altre regioni italiane. Alcuni avrebbero potuto percepire l’elevazione della lingua fiorentina come una diminuzione del valore del proprio dialetto. Di fatto, il dialetto fiorentino è tuttora considerato lo “standard culturale” dell’italiano.
Vaticano II
[14] Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa smise di comunicare esclusivamente in latino nei suoi documenti e iniziò a parlare più liberamente nelle lingue quotidiane. Questo potrebbe essere stato percepito come un invito rivolto a tutti (non solo a teologi e clero) a riflettere sulla fede e a partecipare più attivamente alla vita religiosa.
[15] Un altro effetto della traduzione dei testi del Vaticano II nelle lingue volgari fu che rese necessaria la presenza di traduttori, educatori ed editori – a prescindere dal contenuto effettivo dei documenti.
[16] Dall’altra parte, un cattolico nato all’inizio del novecento, che per sessant’anni abbia assistito alla Messa in latino senza comprenderne una sola parola, avrebbe potuto sentirsi invitato a parlare e a partecipare solo verso la fine della propria vita come “troppo poco, troppo tardi”.
[17] In entrambi i casi, il medium ha agito prima del messaggio: ha invitato alla partecipazione ancor prima che il contenuto fosse letto. Come affermava McLuhan, il medium crea le condizioni in cui il contenuto viene vissuto e acquisisce significato. La lingua volgare ha veicolato le idee, ma sembra anche aver contribuito a trasformare la cultura con la sua sola presenza.
Ulteriori riflessioni
[18] In quali altri modi la lingua volgare, in quanto medium, potrebbe aver influenzato o rimodellato la vita religiosa o culturale, anche tra coloro che non hanno mai letto né il poema di Dante né i documenti del Concilio Vaticano II? Tutti gli effetti del volgare furono positivi, oppure alcuni potrebbero aver introdotto tensioni o perdite?
Bibliografia
Browning, Elizabeth Barrett. “Sonnets from the Portuguese 43: How Do I Love Thee? Let Me Count the Ways.” Poetry Foundation, Poetry Foundation, www.poetryfoundation.org/poems/43742/sonnets-from-the-portuguese-43-how-do-i-love-thee-let-me-count-the-ways. Consultato il 28 novembre 2025.
McLuhan, Marshall. Understanding Media: The Extensions of Man. 1964. Gingko Press, 2013.
Recommended Citation
Miatello, Claudia. “From Dante to Vatican II: The Quiet Influence of the Vernacular” Bibliosofia e Arte, What An Extraordinary Life. Toronto, ON: Claudia Miatello, 2025. https://whatanextraordinarylife.com › blogs › bibliosofia-arte › from-dante-to-vatican-ii-the-quiet-influence-of-the-vernacular<paragraph number>
Commenti (3)
Un’eco interessante di questa dinamica si può osservare nella ricezione di Dante al di fuori dell’Italia. Nel mondo anglofono, la Divina Commedia è rimasta in gran parte non tradotta per quasi cinque secoli, con la prima versione integrale in inglese pubblicata solo nel 1802. Da allora, sono state realizzate oltre cento traduzioni. Il volgare non fu un singolo evento storico nella Firenze del Trecento, ma un processo che continua a svolgersi. Ogni nuova traduzione nelle lingue vernacolari contemporanee diventa un nuovo «medium», capace di rimodellare la cultura e l’immaginazione spirituale.
Penso che la religione e la spiritualità siano diventate qualcosa di più interiore quando i testi sono stati resi disponibili nelle lingue volgari. Le persone non dovevano più dipendere dai sacerdoti per interpretare i testi. Però, questa libertà forse ha messo a disagio qualcun altro, perché si sentiva più al sicuro affidandosi ai sacerdoti, che erano considerati esperti. Questa dinamica potrebbe valere sia per il passaggio al volgare nella Commedia di Dante, sia per i documenti del Concilio Vaticano II
I thought of something else: there is a difference in how the vernacular was used by Vatican II and Dante, in that the Church translated its doctrine with authority when it wrote the documents of VII in the vernacular. Dante was theologizing in the vernacular as a poet without church consent in his Divine Comedy. So perhaps it also matters who speaks through the vernacular medium: an authorized expert on the subject matter, or someone who may take creative liberties with it. In the first case (institutional translation), Catholics may feel invited to think; in the second case (creative translation) laypeople may feel they are invited to imagine