"Nasciamo in un dato momento, in un dato luogo e, come le annate del vino, abbiamo le qualità dell'anno e della stagione in cui siamo nati." - Carl Jung
Gli studiosi spesso adottano un approccio “dall’alto verso il basso” quando analizzano il Concilio Vaticano II – concilio ecumenico della Chiesa cattolica romana svoltosi negli anni Sessanta – concentrandosi su come il Concilio abbia influenzato la cultura: come la riforma della liturgia abbia permesso una maggiore partecipazione dei laici, come le Costituzioni abbiano promosso il dialogo ecumenico e affrontato temi di giustizia sociale, incoraggiando le persone ad agire.
Ma in che modo la cultura ha plasmato il Concilio Vaticano II?
Più precisamente: in che modo la cultura italiana ha influenzato il Concilio Vaticano II?
Naturalmente, vescovi e teologi (periti) di culture diverse, provenienti da tutto il mondo, hanno contribuito al rinnovamento (aggiornamento). Tuttavia, il fatto che il Concilio si sia svolto in Italia ci invita a riflettere su come la cultura italiana possa aver contribuito non solo alla formazione della Chiesa cattolica romana nei secoli precedenti, ma anche ai cambiamenti avvenuti durante il Concilio stesso.
Il Concilio Vaticano II sarebbe stato diverso se si fosse tenuto al di fuori dell’Italia?
Quali altri aspetti della cultura italiana pensi possano aver influenzato questo concilio ecumenico?
Commenti (4)
È una prospettiva che fa riflettere. In Italia c’è una lunga tradizione di dibattito intellettuale, e lo stile retorico degli italiani potrebbe aver influenzato anche le discussioni durante il Concilio.
E l’ospitalità italiana? Il Vaticano II, con la sua apertura ai laici e al dialogo ecumenico, ne è un esempio significativo: un atteggiamento che riflette in pieno lo spirito di accoglienza che ci caratterizza.
Neorealism in Italian films, such as those by Vittorio De Sica, illustrated the importance of social justice, and the dignity of workers. I think these ideas were encouraged at the council too