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Una giovane coppia percorre le strade di Parigi durante la luna di miele: lei davanti all’obiettivo, lui dietro la macchina fotografica. Undici mesi prima, i loro cammini si erano incrociati a Firenze. Irene era una canadese che studiava letteratura italiana all’estero. Egidio, un avvocato fiorentino.
Ora, Parigi è il loro passaggio. Le strade diventano sentieri, i ponti attraversamenti, le piazze inviti all’incontro. Dopo questo viaggio, partiranno per il Canada. L’avvocato diventerà professore e, infine, artista. La studentessa diventerà insegnante.
Queste fotografie – ricordi di una luna di miele – diventano più che semplici memorie. Raccontano il viaggio dell’uomo: un percorso letterale di movimento in una città – treni, automobili, passi, barche. Ma anche il viaggio esistenziale della vita – dalla giovinezza all’età adulta, dalla solitudine al matrimonio – segnato dal gioco, dalle difficoltà, dalla speranza, dalla morte e da ciò che va oltre.
Mio padre è il giovane uomo che porta la macchina fotografica. Le sue immagini hanno lo stile cinematografico della Nouvelle Vague francese – ricordano un film di Agnès Varda – con la luce naturale che cattura il fluire della vita quotidiana, raccontando con autenticità e immediatezza. Mia madre è la giovane sposa che vaga davanti a lui, a Parigi.
Oggi, quasi sessant’anni dopo, queste fotografie parlano ancora. Parlano di Parigi come di un cinema vivente, di due vite in movimento che attraversano una città. Sono anche una testimonianza d’amore: l’amore di mio padre per la fotografia, il suo amore per mia madre, il loro amore per Parigi e per la vita condivisa come avventura. Sono un dialogo tenero tra un fotografo e una città, tra un marito e una moglie, tra la memoria e il nostro incessante passaggio attraverso il tempo.
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